Siamo quello che conosciamo
5 Aprile 2016L’evento, aperto a pochi intimi, si è tenuto presso il meraviglioso antico oratorio San Giacomo di Albignasego, ora adibito a Spazio d’Arte. In questo edificio di culto, costruito nel 1373 dalla famiglia Lion di Venezia, antico e moderno si fondono insieme e le forme, i fregi e gli elementi decorativi degli interni donano una piacevole sensazione visiva ed emozionale a coloro che lo visitano. In questa cornice è stato proiettato su uno schermo di considerevoli dimensioni il documentario girato da Luca Settimo, regista estense conosciuto a livello nazionale e internazionale per le numerose segnalazioni in concorsi riservati ai cortometraggi.
«Il film “Siamo quello che conosciamo” è basato sostanzialmente su una carrellata di fotografie in bianco e nero scattate da Lasalandra negli anni Sessanta e Settanta, periodo in cui l’artista aveva cominciato ad alternare alla sua normale attività commerciale di fotografo una ricerca più originale che risentiva dell’ispirazione dei primi film di registi come Fellini, Pasolini, Antonioni e Bergman» spiega il regista e produttore Luca Settimo «Il documentario è commentato dalla voce di Mario che accompagna lo spettatore in un viaggio all’interno di scenari carichi di suggestione in cui maschere, attori e personaggi quotidiani si alternano e catturano l’attenzione in virtù della loro espressività. Per spezzare la monotonia di quello che può sembrare un approccio alle fotografie un po’ impersonale, ho inserito delle clip video in cui l’artista è intento a registrare la sua voce in studio e degli inserti in cui l’artista si reca di persona nei luoghi dove sono state scattate le foto per rilevare le differenze tra la realtà e l’occhio “magico” della macchina fotografica». Il documentario, dalla durata di 72 minuti, si presenta attraverso inquadrature spontanee, con un Mario assolutamente naturale, a suo agio. Luca, infatti, ha deciso di seguirlo fin dall’inizio nei suoi interventi in pubblico, instaurando con il tempo un rapporto d’amicizia e fiducia. Lasalandra, presente in sala, ha dimostrato di apprezzare il documentario, ricordando come la sua attività di fotografo non fosse altro che un punto d’arrivo di desideri pittorici e registici inespressi. In una foto, dove è ritratto con la prima Leica prodotta dalla fabbrica, si coglie tutta la sua anima di “cacciatore” di storie, la sua vera vocazione. Dopo la proiezione non è mancato un momento conviviale con le bottiglie offerte dall’azienda Ca’ Lustra e una mostra con una selezione di foto di Mario Lasalandra.
Camilla Bottin