Il Leopardi di Gabriele Lavia

20 Settembre 2014

E’ stato il Rettore Zaccaria a dare il benvenuto al Maestro Lavia: in occasione dell’inaugurazione del Giardino della biodiversità all’Orto Botanico il noto attore e regista si è profuso in uno spettacolo in cui non era ora di dormire prima dell’omaggio alla Luna, prima del canto del pastore notturno, prima della “speme”, ovvero di quella scintilla di vita che balugina nonostante i pensieri di morte fredda. Incredibile il rapporto dell’attore con la parola leopardiana: roboante nel piglio deciso e ardito di Lavia, l’aspetto botanico assume anche una posa gestuale, ci si sofferma con un intrinsecarsi di mani sull‘erba, sulle rose e viole. Lo stesso movimento si ritrova nello zappatore, una sorta di scavafosse shakespeariano, che fischia e nel falegname che raspa e graffia la materia. Sembra di sentire sotto i piedi lo spezzarsi del rametto di quella stessa siepe che delimita la vastità dello sguardo nell‘Infinito: Lavia, immobile eppure narratore, fa vedere universi interi con la potenza della parola. Sono i “Canti” di Leopardi a rivivere ancora, passione giovanile di Lavia: una volta che, da ragazzino, li ha imparati a memoria non li ha più abbandonati e ora li condivide con il pubblico come se fossero un oggetto prezioso, un tesoro da conservare. Numeroso l’afflusso di gente, nessuno ha dimenticato Leopardi: impeccabile l’organizzazione delle hostess che hanno condotto al posto i partecipanti, peccato per lo spazio ristretto in cui concentrare tanta bellezza. Lavia dice Leopardi o Leopardi dice Lavia? Noi diciamo l’Infinito, insieme.

Camilla Bottin