
L’abbazia profuma d’arte
2 Aprile 2014Il nome “Carceri” che s’accompagna all’invocazione della santa patrona dell’abbazia camaldolese suggerisce nell’intimo un luogo riservato a esercizi spirituali, raccolto, un’oasi di pace in cui ritirarsi a meditare tra il verde e il giallo oro della campagna circostante. Solo in occasione di questa mostra che fonde arte e relax arriviamo a scoprire che all’interno di noi esistono dei blocchi, dei grumi di tensione derivati dal fervore cittadino: l’artista, ovvero quella vena creativa che è insita nell’animo, è intrappolato e smania di uscire e di prorompere con baldanza alla luce del sole. Gli vengono dati quindi degli strumenti per farlo, fotografia, pittura, mosaici e poesia, un mix di suggestioni che catturano colori e parole: due weekend di fila, 22-23 e 29-30 marzo, sospesi tra sole e pioggia, nel chiostro o all’interno della Sala degli Affreschi, in un corridoio felice alla scoperta dell’altro, a contatto diretto con i creatori. In un angolo si trova un tavolo ricolmo di pietanze – perchè non si vive solo di nature morte – a disposizione di tutti, colpisce il clima colloquiale, quasi casalingo: ormai la collettiva si sposta dalla provincia di Rovigo a quella padovana come se fosse in tour, esportando i suoi valori, i suoi pensieri. Dico collettiva perchè ormai sono un gruppo di amici che hanno legato, che hanno radicato conoscenze: lo spirito dell’iniziativa vorrebbe coinvolgere sempre persone nuove per un confronto diretto e immediato, per parlare di arte e letteratura all’aperto, all’ombra del chiostro benedettino.
Foto di Elisa Ravagnani
Camilla Bottin