
“Libri da Gustare …in giardino” ed. 2019
11 Maggio 2019Melissa Panarello
“Il primo dolore”
La nave di Teseo
17 maggio 2019 «In una notte di aprile mi sono svegliata di soprassalto e ho avuto l’urgenza di scrivere la storia di una donna che partorisce, della funesta relazione con sua madre e della prepotente esigenza di non assomigliarle mai. Ho obbedito ai fantasmi del buio e l’ho scritto solo dopo il tramonto. Poi quando il romanzo che covavo è venuto alla luce, ho cominciato a comporlo anche di giorno e l’ho concluso». Nasce così Il primo dolore (La Nave di Teseo), romanzo sulla nascita come sigillo fondativo del nostro stare al mondo, nono libro di Melissa P. ma il primo ad essere firmato Melissa Panarello, nome e cognome per esteso: «Quello pseudonimo l’aveva scelto l’editore con i miei genitori. Ai tempi di Cento colpi di spazzola ero minorenne, oggi ho 33 anni, voglio essere tutta intera». Ed è giusto che sia così perché con questo romanzo (ri)nasce una scrittrice: trama potente, scrittura matura, personaggi scolpiti, emozionante e perturbante, Il primo dolore segna l’ingresso di Melissa Panarello nell’età adulta, anche letteraria. Ne Il primo dolore due storie corrono parallele: da una parte c’è Agata, donna infelice e madre crudele di Rosa, dall’altra la protagonista con la sua disperata ricerca di non essere come colei che l’ha generata. Le vite delle due donne compongono una genealogia che si chiude con il parto di Rosa: attraversare il dolore di mettere al mondo la sua bambina diventa l’occasione per ripercorrere la sua vita da figlia, la relazione con la madre segnata dalla cattiveria, la capacità di dare la vita come possibilità di perdonare. Trama potente, scrittura matura, personaggi scolpiti, emozionante e perturbante, Il primo dolore è il primo a essere firmato con nome e cognome.
Luca Bianchini
“So che un giorno
tornerai”
Mondadori
24 maggio 2019
Angela non ha ancora vent’anni quando diventa madre, una mattina a Trieste alla fine degli anni Sessanta. Pasquale, il suo grande amore, è un “jeansinaro” calabrese, un mercante di jeans, affascinante e già sposato. Lui le ha fatto una promessa: “Se sarà maschio, lo riconoscerò”. Angela fa tutti gli scongiuri del caso ma nasce una femmina: Emma. Pasquale fugge immediatamente dalle sue responsabilità, lasciando Angela crescere la bambina da sola insieme alla sua famiglia numerosa e sgangherata. I Pipan sono capitanati da un nonno che rimpiange il dominio austriaco, una
nonna che prepara le zuppe e quattro zii: uno serio, un playboy e due gemelli diversi che si alternano a fare da baby sitter a Emma. Lei sarà la figlia di tutti e di nessuno e crescerà così, libera e anticonformista, come la Trieste in cui vive, in quella terra di confine tra cielo e mare, Italia e Jugoslavia. Fino al giorno in cui deciderà di mettersi sulle tracce di suo padre, e per lui questa sarà l’occasione per rivedere Angela, che non ha mai dimenticato. So che un giorno tornerai è un romanzo sulla ricerca delle nostre origini, la scoperta di chi siamo e la magia degli amori che sanno aspettare. Con ironia e un pizzico di nostalgia, Luca Bianchini ci prende per mano e ci porta a conoscere i sentimenti più nascosti in ognuno di noi, per scoprire che non hanno confini, “da Trieste in giù”. Alla fine, ognuno di noi s’innamora di chi ci guarda per un attimo e poi ci sfugge per sempre.
Mauro Esposito
“Le mie due guerre”
La nave di Teseo
31° maggio 2019
Nell’avanzato e ricco Nord Industriale in cui le imprese e la ‘ndrangheta calabrese vanno spesso a braccetto per interessi convergenti, drogano il mercato, alterano il principio economico della libera concorrenza riciclando i proventi miliardari del traffico di cocaina, c’è un imprenditore che ha detto no, che ha denunciato boss e gregari
dell’organizzazione criminale puntando il dito contro di loro in un’aula di tribunale. Squarciando un velo di omertà e connivenze che in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Liguria, è agli atti dei processi e si nutre del reciproco vantaggio. La storia di Mauro Esposito è – prima e più di tutto – una storia di ribellione, un viaggio nelle viscere della criminalità organizzata e dei suoi tentacoli nell’economia piemontese. E’ una storia di coraggio, di lotta. Per salvare la propria vita e restituire una speranza a una sistema ormai rodato, figlio di collusioni e silenzi complici. La sua vicenda conferma come la ‘ndrangheta esista anche dove non pensiamo e dove – sempre di più – la scopriamo. Lontano dalla Calabria, a capo di società che fatturano milioni di euro. Movimenta denaro e cantieri, cerca nuovi spazi per creare “lavatrici” finanziarie, avvicina gli imprenditori, cerca di corromperli e non ammette rifiuti. Altrimenti passa ai metodi intimidatori . Quattro anni dopo la sua denuncia, sono scattati gli arresti e poi le condanne. In mezzo un travaglio lungo e soffocante a caccia di un respiro libero da meccanismi e presenze che il Nord fatica a riconoscere o peggio alimenta in nome del business. Con l’indagine San Michele nata anche dalle denunce di questo imprenditore, Torino ha scoperto la pervasività della mafia calabrese. La spregiudicatezza e la profondità della sua infiltrazione che mirava agli appalti milionari dell’Alta Velocità Torino-Lione. Ed Esposito ha fatto la sua parte.
Stefania Auci
“I leoni di Sicilia”
Ed. Nord
7 giugno 2019
C’è stata una famiglia che ha sfidato il mondo. Una famiglia che ha conquistato tutto. Una famiglia che è diventata leggenda. Questa è la sua storia. Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione… E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri – il marsala – viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno – sott’olio e in lattina – ne rilancia il consumo in tutta Europa… In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l’espansione dei Florio, ma
l’orgoglio si stempera nell’invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque «stranieri», «facchini» il cui «sangue puzza di sudore». Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale sta alla base dell’ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e – sebbene non lo possano ammettere – hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto – compreso l’amore – per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile. Intrecciando il percorso dell’ascesa commerciale e sociale dei Florio con le loro tumultuose vicende private, sullo sfondo degli anni più inquieti della Storia italiana – dai moti del 1818 allo sbarco di Garibaldi in Sicilia – Stefania Auci dipana una saga familiare d’incredibile forza, così viva e pulsante da sembrare contemporanea.