
IL SENTIERO DEL MONTE ROSSO
9 Aprile 2013IL PARCO REGIONALE DEI COLLI EUGANEI
Il Parco regionale dei Colli Euganei, circa 20.000 ettari di superficie, é stato istituito nel 1989 identificando un’area di grande interesse geomorfologico, caratterizzata da colli di origine vulcanica formatisi circa 35 milioni di anni fa (Oligocene). Il Monte Venda, con i suoi 601 m slm, é il più alto della formazione.
Il Parco, abitato dall’uomo fin dal paleolitico inferiore, racchiude interessanti siti archeologici,musei naturalistici ed etnografici. Al suo interno si collocano 15 comuni che uniscono al pregio ambientale le suggestioni di fortificazioni medioevali, antichi borghi in pietra, ville venete, giardini storici, eremi e monasteri avvolti nella quiete di pregiati vigneti. Le aree boschive sono dominate da ampie zone a macchia meditteranea, castagneti e querceti. Sono oltre 200 i sentieri che ne formano la rete esplorativa, 20 dei quali accatastati dall’Ente Parco e dotati di adeguata segnaletica per escursioni a piedi o in bicicletta. Eccellenti la ricettività alberghiera e la ristorazione.
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IL SENTIERO DEL MONTE ROSSO
Percorso: giro del Monte Rosso
Partenza: Via Circuito Monte Rosso
Lunghezza: 1600 metri percorso lungo, 1300 metri percorso breve.
Dislivello: 155 metri.
Grado di difficolta’: medio. E’ percorribile da persone di qualsiasi eta’, dotate di abbigliamento idoneo e calzature di tipo escursionistico. Bisogna prestare attenzione in prossimita’ del bordo cava.
Tempo medio di percorrenza: 1,5 ore.
Stagione più’ favorevole: la primavera per la fioritura del sottobosco, l’autunno per i colori e la luce, l’estate per l’ombra ristoratrice, l’inverno per le particolari suggestioni.
Il Monte Rosso si erge isolato dal corpo principale euganeo, simile a un’isola nella pianura. Nel Pliocene la zona era un immenso golfo delimitato da Alpi e Appennini da cui i coni vulcanici emergevano formando un minuscolo arcipelago. Nel Quaternario il fondale marino ha subito un graduale abbassamento ed e’ stato colmato prima da sedimenti marini, quindi da materiali detritici alluvionali trasportati dai corsi d’acqua fino a formare l’attuale pianura.
Questo colle ha una struttura geologica molto semplice essendo formato da trachiti alcaline parzialmente ricoperte di depositi quaternari e si presenta con la classica conformazione a cono.
Tra i depositi quaternari particolarmente interessante e’ una torbiera alla base delle pendici orientali, all’interno della quale sono stati ritrovati i resti di un bue a corna corte (Bos brachyceros, Rutimeyer) di epoca olocenica.
Dopo una breve sosta per osservare “Villa Bembiana” e il suo parco monumentale, si segue per un tratto il muro di cinta della Villa stessa, ombreggiato da un filare di platani e carpini. Quindi si prende a sinistra via Circuito Monterosso da cui, dopo circa 150 metri, si diparte verso il monte, una pista forestale chiusa da una sbarra in legno. In questo primo tratto il bosco e’ caratterizzato dalla presenza di un ceduo di robinia di eta’ diversa, indice dell’intenso sfruttamento di questa specie da parte dell’uomo. Tutti i terreni fino a poche decine d’anni fa erano vocati alla coltura agricola ed aancora adesso e’ possibile scorgere nell’intrico della vegetazione la trama degli antichi terrazzamenti che, strappando alla competizione del bosco lembi di terreno, consentivano la coltivazione della vite, dei cereali o dei prodotti dell’orto. Abbandonati al mutare delle condizioni socio-economiche sono stati invasi dalla robinia, specie estremamente ggressiva e competitiva che ha soppiantato la rovere, il carpini bianco e l’orniello ecologicamente più esigenti.
L’ABBAZIA DI SANTA MARIA DI PRAGLIA
Sorta ai piedi del Monte Lonzina oresso l’antichissima strada che da Padova conduce a Este, deriva il suo nome dal toponimo “Pratalea” che significa localita’ tenuta a prari, indice di un’azienda di bonifica cui va ricondotta la messa a coltura dell’area impaludata durante l’alto medioevo. Gia’ alla fine del XII secolo i beni dell’Abbazia si estendevano da Galzignano, attraverso Boccon e Rovolon, sino a Teolo e di qui a Montemerlo, Montecchia, Abano e Torreglia.
Fondata tra la fine del secolo XI e i primi anni del XII da una comunita’ benedettina, raggiunge nel Cinquecento il massimo splendore: rinascimentale e’ infatti lo stile architettonico dominante, fatta eccezzione per il campanile medioevale appartenente al complesso d’origine.
Oltre per la storia, l’arte e l’architettura, Praglia e’ nota in tutto il mondo per il laboratorio di restauro di codici e carte della cultura antica, sia ecclesiastica che civile.
La presenza non disturba le coltivazioni e consente di ricavare abbondante legname da ardere.
Proseguendo lungo la pista si notano frequenti affioramenti trachitici, fino a quando non si inizia a scorgere la parete di una cava dismessa che ha profondamente inciso il versante orientale del monte. Alla fine della pista, in corrispondenza di una piazzola dove e’ stata realizzata, a scopo di protezione una recinzione in pali di castagno, il sentiero inizia rapidamente a salire lungo una linea di compluvio scavata nella roccia. Sulla desta un elegante esemplare di leccio si stacca isolato testimone della diversa composizione dei boschi primigeni rispetto agli attuali dominati dall’uomo.
Al termine della salita si giunge a un incrocio: a destra il sentiero prosegue verso il bordo cava dove, sotto un rovere di grosse dimensioni, si apre una grotta non accessibile al pubblico. Da qui con una piccola deviazione si raggiunge un punto panoramico da cui osservare, attraverso la vegetazione, l’antico reticolo di bonifica. In questa zona e’ necessario prestare molta attenzione al bordo cava, anche se in alcuni tratti risulta recintato per motivi di sicurezza. Tornati all’incrocio il sentiero principale continua lungo una vecchia pista forestale che sale in cresta attraversando un bosco di castagno molto invecchiato. L’abbandono di questa parte di bosco da parte dell’uomo e’ coinciso con gli elevati costi degli interventi selvicolturali. Attualmante si presenta come un ceduo in evoluzione naturale verso la fustaia, con problemi di natura fitopatologica (cancro corticale) che ne condizionano la futura sopravvivenza all’interno di un consorzio misto di rovere.
Giunti in corrispondenza della cima dove si apre una bella radur da cui lo sguardo abbraccia il “golfo” di Praglia, delimitato dai Monti delle Are, Lonzina, e Boscalbo’, il sentiero inizia a scendere lungo la strada a tornanti che un tempo conduceva a Villa Bembiana. Superato il bivio con una pista che consente la variante più’ breve del percorso, il sentiero continua a scendere sempre tenendosi in prossimita’ della cresta in direzione sud. In quesro tratto la vegetazione presenta le caratteristiche tipiche del bosco termofilo con presenza li leccio, orniello, roverella, bagolaro e acero campestre. A un certo punto, in corrispondenza di un tornante, si lascia la pista e si prosegue lungo uno stretto sentiero che ripidamente torna al punto di partenza in via Circuito Monte Rosso.
CANCRO CORTICALE DEL CASTAGNO
Passeggiando all’interno di un qualsiasi bosco di castagno si è colpiti dall’aspetto sofferente delle piante che presentano la chioma disseccata e spesso sono morte in piedi. Comparsa in Italia verso il 1938, probabilmente introdotta all’epoca della prima guerra mondiale tramite le cassette di legno provenienti dall’America, questa malattia, denominata “cancro corticle”, e’ causata da un fungo patogeno (Endothia parasitica). In breve tempo si e’ diffus all’interno dei boschi di castagno dove e’ possibile osservare la tipica sintomatologia che anche all’occhio inesperto appare in tutta la sua gravita’. Sugli organi legnosi si formano aree a contorno irregolare di colore rossastro che con il progredire dell’infezione circondano il ramo o il pollone, fessurndosi longitudinalmente. In questa fase il ramo dissecca e muore al di sopra del punto di infezione. La pianta pur compromessa comunque non muore, pertanto al momento attuale, non essendo stato trovato nessun tipo di cura, l’unico intervento possibile risulta quello selvicolturale consistente nel taglio dei soggetti arborei che ricacciano nuovi polloni più’ vigorosi.
Questo sentiero, recuperato dal Servizio Forestale Regionale nel corso del 1998 grazie ai finenziamenti dell’Rnte Parco dei Colli Euganei, ha inizio da via Circuito Monte Rosso. Sale in quota fino alla cima per poi ridiscendere al punto di partenza con possibilita’ di una variante. Il percorso si snoda interamente all’interno di interessanti formazioni boscate tipiche dell’ambiente euganeo, che presentano sopratutto in corrispondenza del crinale caratteristiche selvicolturali che ne fanno presagire un’evoluzione verso il bosco misto di rovere.
– Quest’area risulta particolarmente significativa per la sua posizione geografica di accesso alla zona nord orientale del Parco Colli Euganei e soprattutto per la sua vicinanza con il bacino termale di Abano al quale risulta collegata anche mediante pista ciclabile. Offre inoltre interessanti collegamenti con i territori circostanti e le loro ricchezze architettoniche.
– Da sottolinere gli interessanti ritrovamenti archeologici riferibili a un arco cronologico che va dalla media eta’ del bronzo all’inizio dell’eta’ del ferro (secoli XVII – IX a.C.).