L’ex chiesa di Santo Stefano

24 Febbraio 2017

É aperta fino al 26 febbraio l’esposizione “L’ex chiesa di Santo Stefano: materia, tempo, riuso e conservazione” dedicata alla ricostruzione tramite disegni e foto della storia della struttura dalla prima edificazione romanica alle ultime proposte di recupero. «La mostra ospita una selezione dei lavori degli studenti realizzati nell’ambito del Laboratorio di Restauro architettonico del corso di laurea triennale “Architettura, costruzione, conservazione”» spiega Laura Balboni, professoressa a contratto «e una tesi di laurea magistrale seguita dal professor Paolo Faccio, incentrata sul recupero della chiesa come auditorium. Si trovano così esposti due gruppi di proposte, uniti a una tesi approfondita, scelti da una mole molto ampia di studi. Gli studenti più giovani, ovvero quelli della triennale, si sono mossi fondamentalmente in due direzioni: la prima è quella che conferma l’assetto attuale della chiesa, che è stata costruita in momenti diversi e per questo prevede proposte di destinazioni d’uso dove le diverse sezioni assumono funzioni differenti, mentre la seconda “fazione” ha sentito la necessità di riconnettere il sagrato e la chiesa con la parte alta di Monselice, in questo momento tagliata attraverso una cesura tamponata. Si tratta di un recupero, voluto con energia, di un antico percorso: gli accessi verrebbero ricalibrati e il futuro visitatore verrebbe fatto entrare all’interno di quella che è l’area del transetto. La tesi di laurea seguita dal prof. Faccio riconferma il primo assetto in maniera dettagliata, prendendo in considerazione anche l’acustica della struttura, studiandone i dispositivi e gli accorgimenti». Nel frattempo l’assessorato alla Cultura, che ha dato il proprio contributo alla mostra organizzata dall’ass. Reitia e che ritiene questo percorso conoscitivo molto utile per indirizzare consapevolmente un possibile ritorno all’uso della chiesa, attende l’esito della raccolta firme avviata nei mesi scorsi per ottenere un finanziamento del Fai per il recupero dell’edificio come contenitore culturale. «Abbiamo raccolto 8700 firme per il Fai, un risultato incredibile» spiega Gianni Mamprin, assessore alla Cultura «il Fai le sta vidimando e per fine febbraio sapremo il nostro posizionamento nella classifica nazionale».

Camilla Bottin