Mea Culpa, ovvero della Giurìa e dell’Ingiurìa

21 Febbraio 2013

Un atrio o un’aula comune di una prigione infernale (o di un teatro) diventa tribunale. Un Uomo attende il suo verdetto. L’Altro è la vittima di un delitto che non sappiamo se essere già stato consumato o se ancora deve avvenire. Il pubblico è Giurìa involontaria di un processo. Dall’alto, da dove sembra non esserci tetto, si posa l’occhio dell’Altissimo Giudice Supremo. I tre lottano per far prevalere la propria ragione, la propria concezione di giustizia umana edal basso si accusano, si scontrano, s’ingannano; il processo al presunto colpevole sembra trasformarsi in un processo al Giudice e al suo nome… un’Ingiùria che attraversa un passato storicamente incerto e un presente dal sapore antico. Ma ancora più in basso e afflitta da un dolore maggiore sta la Giurìa, con la sua istintiva volontà di giudicare e uccidere alla stregua di un dio.