Sior Tita Paron
18 Novembre 2011Veneto tra le due guerre. I servitori di una grande azienda terriera, di ritorno dal funerale del vecchio padrone, morto in solitudine, vengono a sapere che erede di tutte le sostanze non è, come si pensava, uno sconosciuto nipote, bensì Tita, il fedele maggiordomo di casa. Fedele si fa per dire, perché abituato, come tutti gli altri, a fare la cresta sulla gestione della villa. Ma una volta conosciute le disposizioni testamentarie i compagni di lavoro voltano rabbiosamente le spalle a Tita, tanto da rendergli impossibile la conduzione della proprietà. Disperando di poter mutare la situazione, Tita compie una mossa inaspettata: propone di riprendere per sé il ruolo di maggiordomo e di ribaltare le parti.
L’opera è mirabile non soltanto per l’originalità della trama, quanto per l’abilità scenica con cui vengono tratteggiati i caratteri dei personaggi e le loro interazioni: prima la complicità nelle furfanterie, poi il livore verso Tita degli altri servitori e la loro reciproca diffidenza, quindi lo spontaneo ed ineluttabile patteggiare. Inconfutabile il valore letterario e la forza drammaturgica delle commedie di Gino Rocca: “dopo Luigi Pirandello, il nostro maggiore scrittor di teatro” – ebbe a scrivere Eugenio Ferdinando Palmieri – “per la sostanza umana e fantastica per lo stile”.