
Still
9 Maggio 2017dramaturg Enrico Pitozzi
musiche Dan Kinzelman
light Designer Cristian Perria
organizzazione Silvia Limone
produzione Codeduomo
con il supporto di Prospettiva Danza Teatro, Bolzano Danza, Mosaico Danza / Interplay Festival, Grand Studio (BE), Armunia, Mirabilia International Circus & Performing Arts Festival, CSC Centro per la Scena Contemporanea, Fondazione Piemonte dal Vivo | Lavanderia a Vapore
creazione realizzata nell’ambito del progetto Residenze coreografiche Lavanderia a Vapore 3.0/ Piemonte dal Vivo
Still è il gesto di un costante ritorno al corpo.
È un diagramma al cui centro si dispone il tema di un’identità articolata nelle sue molteplici facce e mutazioni, disposta nello spazio come una figura del tempo. La linea di forza di questo lavoro indaga a fondo i modi in cui la temporalità si dispiega con l’evolversi di una singolarità, fotografandone le trasformazioni, i dissolvimenti e le ricostruzioni fino a divenire figura astratta nell’atto del risalire|resistere alla gravità. Un’entità sottile, giacomettiana, un’«ombra della sera» che avanza in direzione incognita e disorientata, attraversando l’esistenza con la fragilità e la potenza della propria anatomia. Quanta energia è necessaria per resistere alla caduta ed avanzare? Quanta energia è necessaria per difendersi? Quanta per prendere congedo dal passato?
Le figure vacillano sostenute dall’occhio che le osserva, come poggiate su una tessitura di suoni che gli appartengono, ne ripercorrono l’andatura e ne prolungano la traiettoria. In questo magma acustico i corpi si frammentano nella costante ricerca del loro centro, inseguendo un «altrove» che prende forma nello spazio del palco. Ogni corpo è sempre più della somma delle sue parti.
L’identità fragile di ogni individuo – impasto di materia e memoria – si delinea così tra un pieno e un vuoto, un moto e un riposo, un equilibrio e la sua negazione, dispiegando un archivio di figure anatomiche che si manifestano a partire da un movimento impercettibile, per divenire poi vortice, pura dinamica. La scena sembra dunque dirci che è il movimento a muovere i corpi e non il contrario. Esso li attraversa e li dispone in una profonda relazione d’ascolto reciproco. Solo così le cose possono avere inizio, da qualche parte, nell’indeterminato. In quest’incompiutezza prendono posto le figure in scena, precisamente là dove la loro singolarità si proietta in un «fuori» e diviene volume visibile.
Se il movimento è tempo che prende forma, l’anatomia è una figura che cammina nel colore.