Il mondo non mi deve nulla – Recensione

15 Febbraio 2015

Uno dei protagonisti de “Il mondo non mi deve nulla”, l’ultimo «romanzo – racconto» di Massimo Carlotto, trasformato in un copione teatrale eccezionale e diretto, è conscio che il cambiamento epocale prodotto dall’incertezza lo ha privato di una felicità semplice, spicciola: «A me piaceva la vita tranquilla – commenta rivolto alla sua controparte femminile Lise – lavorare e divertirmi». Senza il licenziamento sarebbe vissuto e morto senza accorgersene, la sua massima aspirazione era composta di «gioie e dolori» normali quali «la fabbrica, le donne, la balera, l’osteria, la partita, la televisione». Mai delle sorprese, una vita che scorre su due binari prefissati. Eppure è lei, la colta croupier, con la sua «lingua che lavora di scudisciate» a risvegliarlo dal torpore, a fargli desiderare un viaggio in cerca di fortuna: il rischio di restare «inchiodato a una vita di paura», fatta di rubacchiate, è presto scongiurato. Ma a lei, alla raffinata Lise, il mondo non deve più nulla, una «puttana» immensa, la Banca, le ha impedito di finire i suoi giorni negli agi. Abituata a sviscerare «gigantesche bugie galleggianti che navigano da un porto all’altro», la donna è riuscita a ottenere il meglio solo grazie alla «menzogna», ai suoi «sorrisi speciali». I due attori in scena, Pamela Villoresi e Claudio Casadio (già visto al Verdi con “Oscura immensità), si muovono in una Rimini sonnolenta, ricreata in maniera stilizzata su uno schermo-filtro, da vera e propria graphic novel. Casadio entra furtivo in casa della bella donna, in un ambiente glamour, attento allo stile, con un divano a mezzaluna che ondeggia sensuale. In un’ora e mezza botta e risposta pungenti fanno dei due protagonisti il fulcro di un dramma di parole intenso, vivo. Lo stacchetto finale che li vede impegnati in un passo di danza è divertente, l’apice di una decisione, quella della morte, vissuta con serenità. Consigliato.

Camilla Bottin